Questa foto è stata censurata da Facebook, che ha poi oscurato l’intero articolo di GreenMe dalla pagina Octopus Ages. Ovviamente stanno censurando le notizie per non far sapere quello che sta accadendo.
Riportiamo nuovamente l’articolo di GreenMe utilizzando il nostro sito, cambiando l’immagine di copertina perchè quella sottostante è stata bollata come nudo pornografico.
Una vera e propria invasione ai danni della tribù indigena degli Yanomami. Quasi diecimila cercatori di oro stanno depauperando le terre ancestrali e inquinando i fiumi con il mercurio, il tutto con disastrose conseguenze sull’ambiente e sulla popolazione.
Nel nord del Brasile, gli indigeni stanno morendo per la malaria e i leader indigeni, secondo quanto spiega Survival International, l’organizzazione che da sempre si batte per i diritti delle tribù indigene, hanno imputato all’invasione massiccia, la morte di 4 bambini.
“Denunciano che i minatori — rafforzati dal supporto del Presidente Bolsonaro agli invasori, e dai costanti attacchi ai popoli indigeni – stanno costruendo insediamenti e piste di atterraggio”, dice l’organizzazione.
Gli Yanomami sono in contatto con la società non-indigena, ma nell’area che è stata occupata dai minatori per l’estrazione, vive anche un gruppo in contattato. Le autorità locali stanno inoltre indagando sui segnali della presenza di altre sei comunità incontattate.
La presenza dei cacciatori d’oro, oltre a distruggere la biodiversità, porterebbe cause gravissime a queste tribù che non hanno difese immunitarie sufficienti a gestire malattie come la malaria. Eppure il business non si ferma e l’associazione yanomami Hutukara stima che i cacciatori siano quasi diecimila, denunciando gli effetti devastanti sulla pesca e la caccia, unici mezzi di sopravvivenza degli indigeni.
“Gli Yanomami stanno facendo pressione sul governo affinché cacci via i minatori. All’inizio di quest’anno, dopo che il Presidente Bolsonaro ha di fatto dichiarato guerra a loro e ai loro diritti, gli indigeni del Brasile hanno guidato la più grande protesta internazionale di sempre per i diritti indigeni”, dice Survival.
Gli Yanomami sono in tutto 35mila e vivono sui due lati del confine tra Brasile e Venezuela. Non è la prima volta che questa tribù si trova a dover affrontare il problema miniere: tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, il 20% della popolazione yanomami del Brasile è stata sterminata per le malattie portate dai minatori durante una precedente corsa all’oro.
Dopo una lunga campagna internazionale guidata da Davi Kopenawa Yanomami, Survival e la CCPY(Commissione Pro Yanomami), nel 1992 il territorio yanomami del Brasile viene demarcato come “Parco yanomami”. Oggi, i territori yanomami di Brasile e Venezuela costituiscono insieme il più grande territorio indigeno forestale al mondo, eppure continuiamo ad assistere a catastrofi come queste.
“Quattro dei nostri fiumi – Uraricoera, Mucajaí, Apiaú e Alto Catrimani – sono inquinati. La situazione sta peggiorando, arrivano sempre più minatori” ha detto Davi Kopenawa, noto come il “Dalai Lama della foresta”. “Non portano niente [di buono], portano solo problemi. La malaria qui è già aumentata, e ha ucciso quattro dei nostri bambini”.
“Il razzismo di Bolsonaro ha conseguenze tragiche – e la corsa all’oro in corso nel nord del Brasile ne è solo un esempio. Sta devastando gli Yanomami. Bolsonaro è contento di stare a guardare mentre le persone muoiono e la foresta viene distrutta. Solo la mobilitazione dell’opinione pubblica – a livello nazionale e internazionale – potranno fermarlo”, chiosa Stephen Corry, direttore generale di Survival International.
testo riportato da GreenMe